Quando mio figlio più piccolo frequentava la quarta elementare, si è verificato un episodio che all'epoca mi fece molto riflettere.
Un gruppo di genitori si era unito per promuovere un'azione contro gli insegnanti, accusati di non essere all'altezza del loro compito. La critica era chiara: i maestri facevano lavorare troppo poco i bambini motivo per cui erano indietro con il programma in tutte le materie. I timori e le preoccupazioni dei genitori riguardavano le lacune nella preparazione dei bambini che avrebbero condizionato i loro futuri risultati scolastici.
Come educatrice, ho sempre prestato una particolare attenzione alle dinamiche della classe, agli atteggiamenti degli insegnanti ed ho sempre mantenuto un buon dialogo con loro. Da una parte per interesse personale, dall'altra per deformazione professionale, ho approfondito la questione e mi è subito parso chiaro che i timori espressi dai genitori fossero esagerati, tanto che mi sono sentita in dovere di difendere gli insegnanti.
La paura dei genitori che i figli non imparino abbastanza nozioni a scuola, sin dalle elementari, è legata a una visione molto radicata nella cultura contemporanea, che associa il "fare" a un accumulo continuo di conoscenze e attività. In molti genitori c'è l'idea che, più cose i bambini apprendono, meglio è per il loro futuro. Questa ansia deriva principalmente dal timore che, se non vengono forniti tutti gli strumenti e nozioni possibili sin da subito, i bambini possono restare indietro rispetto agli altri, con ripercussioni negative non solo sul presente ma anche sul futuro percorso scolastico.
La "mania di riempirli di cultura", nasce spesso da una visione produttiva dell'educazione. L'idea è che la quantità di contenuti appresi rappresenta un valore e che un bambino che non sia costantemente impegnato in attività didattiche ad alto apprendimento possa perdere delle opportunità. Tuttavia, questa mentalità può essere fuorviante, perché non si tiene conto di quanto sia importante per i bambini sviluppare anche competenze emotive, sociali e cognitive, che non derivano necessariamente dal "riempirli" di nozioni.
In realtà, l'apprendimento è un processo molto più complesso di un semplice accumulo di informazioni. La scuola elementare, ad esempio, dovrebbe concentrarsi non solo sull'insegnamento di nozioni, ma anche sullo sviluppo della capacità di pensare, riflettere e apprendere autonomamente. Il vero apprendimento avviene quando i bambini hanno il tempo di elaborare le informazioni, di fare domande, di affrontare le difficoltà e di sviluppare la loro curiosità in modo naturale. La fretta di "riempirli" finisce per ignorare l'importanza di questi momenti di riflessione e di crescita personale.
Piu' non è meglio
Insegnare loro a convivere con la noia, a tollerare la frustrazione, è un'opportunità per sviluppare una forza interiore che li aiuterà a crescere più equilibrati e sereni. Questi momenti di "vuoto" sono fondamentali per la crescita psicologica, poiché favoriscono l'autosufficienza emotiva e la capacità di affrontare le difficoltà con resilienza.
Ma c'è di più: proprio dalla noia, dal tempo vuoto, nasce una delle qualità più importanti per il futuro dei nostri figli: la creatività. La capacità di pensare in modo originale, di inventare, di cercare soluzioni nuove, non può svilupparsi se il bambino è costantemente sotto stimolo. La noia è, in realtà, il terreno fertile dove nasce la possibilità di creare, di immaginare, di pensare con la propria testa. I bambini che imparano a stare con la noia e a sfruttare il tempo vuoto per riflettere, per osservare, per creare qualcosa di nuovo, hanno più possibilità di sviluppare, da adulti, un pensiero libero. In una società che spesso tende a standardizzare e a spingere verso la conformità, questa capacità di pensare diventa una risorsa fondamentale per il futuro.
Oggi, i nostri figli hanno molte più opportunità rispetto a quelle che abbiamo avuto noi, eppure, paradossalmente, soffrono di apatia, insoddisfazione e, in alcuni casi, di forme di depressione in misura maggiore rispetto alle generazioni precedenti. La causa di questo malessere è spesso legata alla difficoltà di affrontare la mancanza, il vuoto, la frustrazione. Insegnare loro a vivere questi momenti, a sviluppare la tolleranza verso le emozioni difficili e ad affrontare le sfide, è uno degli aspetti più cruciali della crescita sana.
Un aspetto altrettanto importante dell'apprendimento che spesso viene trascurato è la collaborazione. Quando i bambini vengono messi nelle condizioni di aiutarsi a vicenda, di sostenere i compagni che restano indietro, si sviluppano competenze fondamentali per la loro crescita personale e sociale. Aiutare un compagno non solo rinforza la comprensione di un concetto, ma stimola anche l'empatia, la capacità di comunicare e di lavorare in gruppo. Questi momenti di interazione sono altrettanto educativi quanto l'apprendimento individuale e contribuiscono a creare un ambiente scolastico più inclusivo e positivo.
Conclusioni
In sintesi, la paura che i nostri figli non apprendano abbastanza è comprensibile, ma spesso basata su un'idea errata dell'educazione. Non si tratta solo di riempirli di nozioni, ma di aiutarli a sviluppare creatività, pensiero critico e resilienza. La noia ed i momenti di attesa non sono una perdita di tempo, ma un'opportunità per riflettere e crescere.
Inoltre, la collaborazione è fondamentale: sostenersi a vicenda nella scuola aiuta a sviluppare competenze sociali ed emotive che vanno oltre l'apprendimento accademico. L'educazione deve riguardare non solo il sapere, ma anche la capacità di vivere in modo equilibrato e di lavorare insieme agli altri.
In definitiva, una preparazione solida per il futuro si costruisce non solo con conoscenze, ma con la capacità di pensare liberamente, di riflettere e di collaborare.
Per approfondire
Sito Unicef: salute mentale dei minori
Non siamo capaci di ascoltarli. Riflessioni sull'infanzia e l'adolescenza, Paolo Crepet
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